Test I Cavalieri di Baphomet La Maledizione del Serpente: ritorno in grazia?

Test I Cavalieri di Baphomet La Maledizione del Serpente: ritorno in grazia?Il filmato introduttivo del gioco si svolge in Catalogna nel 1937 e ci presenta in particolare un dipinto intitolato "La Maledicció". Frutto di tanta cupidigia, quest'opera fu esposta diversi decenni dopo in una galleria d'arte parigina. Tra i visitatori ci sono il nostro caro George Stobbart e Nico Collard, che si imbattono l'uno nell'altro. La prima lavora per la compagnia di assicurazioni che ha pagato la mostra, mentre la seconda è lì per fare il suo lavoro di giornalista. E quando i nostri due eroi si sono riuniti, sospettiamo che l'avventura non sia mai lontana! Inizia qui con l'intrusione di un ladro mascherato, che ruba il famoso dipinto e inavvertitamente assassina il proprietario della galleria. Nico si fa carico del criminale per cercare di fotografarlo, George inizia a indagare sul posto, poi tocca all'ispettore Navet (un personaggio nuovo di zecca) e al sergente Moue (un fantasma della grande epoca) a fare la loro comparsa. Il cast è quindi composto da volti noti che siamo davvero felici di trovare e nuovi personaggi che nel complesso sono scritti piuttosto bene. Il tutto è immerso in un'atmosfera estremamente fedele ai primi episodi della serie. Sbucciando tutti i dialoghi, si possono ad esempio portare alla luce alcuni tratti umoristici ben sentiti. Ritroviamo certi luoghi ancora nei nostri ricordi, come l'appartamento di Nico. I parigini si esprimono con un accento francese nella loro versione originale. La trama va ben oltre il quadro iniziale che è quello di una semplice indagine di polizia. E il gioco non esita a darci il controllo di Nico di tanto in tanto, tanto per variare le situazioni. Charles Cecil e i suoi compagni di Revolution Software non hanno quindi perso nulla del loro know-how, che non esitano a rafforzare con una dose regolare di fan service.




 


Giorgio stava camminando...

 

Test I Cavalieri di Baphomet La Maledizione del Serpente: ritorno in grazia?Questo rispetto per la saga originale si ritrova anche nella tecnica, dal momento che The Knights of Baphomet 5 abbandona la grafica 3D del terzo e quarto episodio (spesso denigrata) e torna ai classici set 2D realizzati a mano. Con i loro colori accesi ma mai sgargianti, questi dipinti sono una vera delizia per gli occhi. Soprattutto per noi francesi, che poi possiamo goderci una Parigi fantasticata dagli americani (strade pulite e soleggiate, architettura art déco...) e quindi molto più piacevole di quella della vita di tutti i giorni. D'altra parte, l'integrazione dei personaggi 3D in questi set 2D è ampiamente perfezionabile. A volte risaltano un po' troppo, colpa in particolare di una gestione piuttosto sommaria delle ombre e delle luci. Più in generale, il gioco avrebbe meritato anche un miglior finale tecnico. I paesaggi sonori a volte sembrano troppo timidi, mentre gli sfondi spesso mancano di piccole animazioni che li renderebbero più vivaci. Anche i gesti dei personaggi sono troppo semplici. Ad esempio, se George consegna un oggetto dal suo inventario a qualcuno, l'oggetto in questione non appare sullo schermo. Allo stesso modo, potremmo anche citare queste porte che si aprono e si chiudono da sole, o anche questi micro-timeout che tagliano alcune fasi del dialogo o dell'animazione. Tutte queste piccolezze finiscono per rompere un po' l'immersione e spezzare leggermente il ritmo dell'avventura.

 

Più in generale, il gioco avrebbe meritato anche un miglior finale tecnico. I paesaggi sonori a volte sembrano troppo timidi, mentre gli sfondi spesso mancano di piccole animazioni che li renderebbero più vivaci".


 

Test I Cavalieri di Baphomet La Maledizione del Serpente: ritorno in grazia?D'altra parte, i giocatori inesperti non devono preoccuparsi di rimanere bloccati a causa di un puzzle troppo contorto. Le situazioni sono raramente assurde e i personaggi non esitano a distillare regolarmente preziosi indizi nei dialoghi. È anche possibile semplicemente ricorrere ad un apposito menù, che ci fornisce indicazioni relativamente precise sulla prossima azione da compiere. Ma all'improvviso, i giocatori esperti cresciuti a Monkey Island potrebbero scoprire che l'avventura manca di un po' troppa difficoltà. O più in generale speziato, perché la divisione del gioco in due parti ha la sfortunata conseguenza di rimandare a più tardi gli eventi di sceneggiatura più straordinari. Le cospirazioni e il misticismo sono solo sfiorati e riteniamo che gli sviluppatori ne abbiano tenuti in mente alcuni per il futuro. Ciò è confermato anche dalla fine di questo primo episodio, che lascia inevitabilmente un assaggio di incompiuto, ma ci rende davvero impazienti di scoprire il resto e la fine dell'avventura.





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