Prova Shin Megami Tensei III

    Prova Shin Megami Tensei IIIGiudicate voi stessi: si tratta di evolvere in un Giappone moderno consumato da un contesto occulto. I giochi della serie conducono il visitatore in un mondo in cui religioni alternative si mescolano con tutti i tipi di racconti oscuri e leggende provenienti da molti orizzonti. Possiamo anche trovare una spiegazione per il fatto che la serie non ha mai ricevuto i suoi diritti di visita in Occidente fino ad ora: immaginate lo sguardo offeso della madre di una famiglia texana davanti a un'opera che rappresenta più maestosamente il lucifero caduto più del nostro coraggiosa icona barbuta giudeo-cristiana. Tuttavia, essere in grado di confrontarsi con divinità e demoni di culture di tutto il mondo è un dannatamente buon punto di partenza. È un bel lavoro di ricerca che il character designer Kaneko Kazuma ci offre offrendoci in aggiunta una piccola descrizione delle origini di ogni creatura. Un panel che ripercorrerà la sempre gradita succube (irresistibile creatura occidentale che abusa sessualmente dei poveri mentre dormono) attraverso divinità più sconosciute di origine scandinava, indù o egiziana, ma soprattutto un buon branco di kami (dèi della natura e miti fondatori della la religione di stato giapponese, lo shintoismo).



     

    Devi lasciare che lo faccia Lucie

     

    Prova Shin Megami Tensei IIIShin Megami Tensei: Il richiamo di Lucifero prende in prestito il contesto di un Giappone moderno venato di apocalisse, familiare ai lettori di manga come X, Tôkyô Babylone o più recentemente Léviathan. La tua avventura inizia quando il mondo come lo conosciamo finisce davanti ai tuoi occhi. È la "Concezione", l'atto carnaio di un ciclo perpetuo che consiste nel distruggere un mondo per partecipare alla sua rinascita. Per una felice coincidenza, si scopre che il tuo avatar sopravvive come Demone e sarà in grado di sopravvivere ed esplorare le nuove leggi di una Tokyo che vuole essere post-apocalittica, ma non del tutto studiata. L'assenza di manicheismo nello scenario purtroppo non sopperisce alle evidenti mancanze di una trama che non aggancia il giocatore in nessun momento. Ti verrà chiesto di rispondere a domande che cadono come i capelli sulla zuppa, permettendoti di definire il tuo orientamento morale, che ti porterà a uno dei tre risultati disponibili. Sarai un puro Demone, un individualista o una creatura umanista? Scoprirai se hai il coraggio di andare fino in fondo, il che è tutt'altro che scontato. Quello che abbiamo davanti a noi non è altro che un vero pasticcio, sia ludico che narrativo, viste le possibilità offerte dall'amalgama di credenze e creature provenienti da tutto il mondo.



     

    Prova Shin Megami Tensei IIIVeniamo alle altre particolarità di Shin Megami Tensei: Il richiamo di Lucifero e che contribuiscono a riportarci chissà quanti anni, tanto abbiamo la sensazione che questo gioco ignori alcune regole di correttezza. Sappi prima di tutto che interpreterai un personaggio principale autistico e completamente impersonale, come Suikoden IV per fare un esempio recente. Questo processo, che nella mente dei progettisti deve indubbiamente servire a facilitare l'identificazione del giocatore, è già di per sé poco lodevole, ma MegaTen va ben oltre visto che non c'è nessuno nella tua squadra a darti la risposta! Tutti i tuoi compagni di squadra saranno i vili Demoni che sarai riuscito ad arruolare nella tua escursione poco entusiasmante e dai quali dovrai separarti regolarmente in vista di creature molto più forti. Questo principio permette sicuramente di garantire un minimo di varietà ma ciao l'atmosfera e il carisma di certe creature! Per i sentimenti di empatia e immersione specifici di ogni buon schema narrativo, torneremo. L'andamento dello "scenario" si compie quindi solo attraverso alcuni rari e brevi incontri con gli umani che sono sfuggiti al "Concetto" e vagano in questo mondo grottesco: i tuoi teneri compagni di scuola del bulbo, seguace delle scienze occulte chi passa il tempo a studiare i punti di salvataggio, o anche il terribile gran cattivo e il suo non meno formidabile costume a pois.

     

    Dante e il sogno

     

    Prova Shin Megami Tensei IIINon sarà una sorpresa vista l'età del software e il suo oscurantismo ambientale, Shin Megami Tensei: Lucifer's Call è brutto. Alla sua obsoleta realizzazione (che compensa un po' qualche bel pezzo di character design) si aggiunge qualcosa di molto più serio. I dungeon sono gli eredi di giochi di avventura ancestrali in cui avanzi nei corridoi in prima persona. Ritroviamo un po' di questa atmosfera, ormai decisamente obsoleta, con uno sguardo posto alle spalle del personaggio, che cammina zoppicante in lunghi, brutti, vuoti e infiniti corridoi senz'anima. Spesso goffo a causa di un level-design industriale, l'avanzamento nei dungeon (1% del gioco) è comunque facilitato da una mappa molto leggibile che diventerà presto il tuo migliore amico.



     

    Prova Shin Megami Tensei IIIAlmeno il sistema di magia e personalizzazione ha il merito di essere conciso. È semplicemente impossibile personalizzare qualsiasi cosa sui suoi alleati! Niente armi, niente armature, niente accessori, niente. Solo l'eroe può adornarsi con una pietra sacra chiamata Magatama, che generalmente gli conferisce un'immunità speciale ma anche una debolezza. La natura del tuo prossimo incantesimo dipende anche dal Magatama equipaggiato (otteniamo incantesimi principalmente salendo di livello). E di certo vi teniamo uno dei più grandi vagabondaggi del software: è impossibile costituire i buoni incantesimi a tempo debito! Il livellamento essendo particolarmente lento e soporifero (il comando di attacco automatico non c'è per caso) non aspettatevi di poter inventare una configurazione molto personale e ancor meno di poterla adattare alle esigenze di un tale nemico che vi sta bloccando strada. Perché, non ridere, le rare altre possibilità di evoluzione sono del tutto casuali! Lasciatemi spiegare. Al termine di un livello vinto, il tuo Pokémon, o il tuo Magatama nel caso dell'eroe, ti chiederanno se vuoi "modificare un potere". Autorizzandolo (è logico infatti voler acquisire incantesimi più potenti in un gioco di ruolo) rischi di dire addio al tuo essenziale incantesimo di guarigione generale che scompare per far posto a un nuovo incantesimo a sorpresa, come quello che permette... di aumentare il frequenza del combattimento. Ma che buona idea, Gaston!

     

    Prova Shin Megami Tensei IIIConcediamo comunque un'interessante possibilità, la Fusione di due mostri. Per una volta il gioco si toglie il suo completo sado-maso e ti fa vedere perfettamente in anticipo quali sono le abilità del mostro che risulteranno da tale fusione, in modo che il giocatore non giochi alla cieca il piccolo farmacista e quindi non rischi perdere i suoi colleghi inutilmente. Non si tratta necessariamente di un passaggio obbligato dato che i Demoni risultanti dal sacrificio degli altri due non sono esclusivi, abbiamo proprio la possibilità di incontrarli poco dopo per arruolarli. Ma la lavagna è tutt'altro che finita. Aggiungo che la difficoltà del soft è spudorata in quanto basta che l'eroe da solo cada in campo d'onore per avere un bel schermo a fine partita. Ovviamente, è il genere di cose che ti fa ridere meno quando scopri che gran parte degli avversari hanno incantesimi di tipo "morte" che consentono loro di abbattere la Spada di Damocle in un turno. Una mancanza di tolleranza per il fallimento che è tanto più inaccettabile per un gioco il cui marketing ruota attorno a un'esca per giocatori occasionali di nome Dante (Devil May Cry). Pur abituato a interpretare la guest star, viene francamente da chiedersi cosa sia venuto a fare in questo pasticcio il figlio di Sparda invece di interpretare God of War, oltre a lui anche lui, visto il suo basso grado di coinvolgimento. Il gioco offre comunque la scelta del livello di difficoltà (tra "normale" e "difficile", il grosso problema) ecco perché, ben sapendo che la serie è rinomata per la sua difficoltà, non avendo offerto una modalità "facile" per lasciare una piccola speranza per gli occidentali che non hanno ancora abbastanza familiarità con un gioco di ruolo così tortuoso? Probabilmente non sono le due apparizioni e i monologhi di Dante che incoraggeranno il non implacabile giocatore a continuare il dialogo, non più dei testi e della narrazione astrusi di questa produzione che sembra davvero provenire da un altro mondo, che non vorremmo mai essere un parte. No, non stai sognando, in un momento in cui tutti si sentono ancora in debito che editori come Codemasters (Magna Carta), Ubisoft (Star Ocean) o A metà (Shadow Hearts) ci distribuiscono i giochi di ruolo su un set, è la prima volta che mi asterrei dall'estasi per l'arrivo di un nuovo franchise del genere alle nostre latitudini, perché c'è di meglio altrove.



     

    Un colpo di artiglio

     

    Prova Shin Megami Tensei IIINiente da fare, il gioco di Atlus brilla per la sua totale assenza di piacere di gioco, a parte, lo stesso, per la soddisfazione personale in caso di vittoria contro questi boss terribilmente scontrosi. Questi sono impegnativi al punto che devi trovare la buona tecnica (spesso unica) da usare. Quale piccola delizia per gli amanti delle strategie e dei combattimenti lunghi e studiati se solo il sistema di acquisizione delle abilità (il supporto, in particolare, è particolarmente significativo) non fosse così mal fatto e scandalosamente casuale! Ciò che alla fine salva questo pessimo ambasciatore dall'annegamento rimane la sua lunghissima durata (in parte a causa della lunghezza dei livelli, il loro design contorto e un'eccessiva frequenza di combattimento) così come la sua ricchezza. Infine, una ricchezza relativa in quanto questo sostituto dei giochi di ruolo si permette di non offrire quest secondarie, se non l'eradicazione del "Maledetto", compito più necessario che secondario se si vogliono sfruttare i rari momenti interessanti dello scenario.

     

    Un susseguirsi di aberrazioni giocose che permette anche alla tortura di durare particolarmente a lungo. Totalmente privo di anima, non un centesimo di incanto ma particolarmente disincantato, la sua narrazione artritica è al servizio di una trama dal soffitto basso. Da riservare agli stacanovisti (per non dire autisti) del genere, che forse (dico bene, forse) si divertiranno a guardare lo svolgersi di lotte monotone ogni due secondi, i cui dettagli giocosi sono ipotetici, appena nascosti.



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